Produciamo video per il web, la didattica, documentari e filmati scientifici. Progettiamo e gestiamo campagne di comunicazione multipiattaforma, ma operiamo anche sul più classico piano dell'allestimento di eventi, mostre ed esposizioni.
Le caratteristiche del nostro operato sui nuovi media sono il linguaggio semplice ed alla portata di tutti, senza mai rinunciare all’accuratezza scientifica propria del mestiere dello storico. Ci siamo occupati anche di attività “tradizionali” come laboratori formativi per adulti e ragazzi, elaborazione e gestione di progetti di ricerca, visite ed itinerari guidati, digitalizzazione e valorizzazione di risorse archivistiche.
Pinte di Storia organizza anche spettacoli e degustazioni a tema storico presso pub, librerie e sedi istituzionali, oppure in occasione di fiere ed eventi in tutta Italia. Da sempre, la gente si è raccolta nelle taverne o nei pub per raccontare e sentir raccontare storie, magari con un boccale di birra in mano e come dice il detto tedesco, infatti, ogni bella storia inizia con una birra.
Per Pinte di storia lo storytelling differisce dalla semplice narrazione perché parte con lo scopo di raggiungere un risultato. Non si limita ad una cronologia di eventi, ma il suo obiettivo è quello di portare gli utenti ad immedesimarsi, sentendo la storia come propria.
Lo storytelling può riguardare la storia di un'azienda o una istituzione, oppure di prodotti e servizi o ancora delle persone che ci hanno lavorato, sempre però dal punto di vista del pubblico e non del soggetto raccontato. Lo storytelling è efficace quando prevede la creazione di un vero e proprio mondo narrativo mirato a comunicare gli obiettivi, i sogni e gli ideali affinché gli utenti li condividano.
All’interno di una strategia di marketing pubblico o privato si può dire che lo Storytelling racchiude tutte le attività dedicate a costruire o valorizzare il brand sul mercato di riferimento verso uno specifico pubblico.
Traendo vantaggio dall’interattività concessa dai mezzi moderni come dalle più tradizionali tecniche dell'animazione culturale, la gamification rappresenta uno strumento efficace in grado, attraverso il divertimento, di veicolare messaggi di vario tipo e di indurre comportamenti attivi da parte dell’utenza, permettendo di raggiungere specifici obiettivi, istituzionali o d’impresa. Al centro di questo approccio va sempre collocato l’utente ed il suo coinvolgimento attivo. Obiettivi normalmente conseguiti grazie all’impiego della gamification sono il miglioramento della gestione degli utenti/ clienti, il consolidamento della fedeltà ad un brand oppure ancora un miglior rendimento da parte di dipendenti e partner. Per raggiungere questi obiettivi, il messaggio deve necessariamente essere ripensato in modo da introdurre meccaniche e dinamiche di gioco: l’introduzione di concetti come punti, livelli, missioni e sfide incoraggia gli utenti ad investire il proprio tempo, spingendoli alla partecipazione e aiutandoli a costruire delle relazioni all’interno del gioco.
I “soggetti collettivi” (comunità territoriali, religiose, anagrafiche, sociali, musicali, ecc.) sono la cerniera tra la ricerca storica e la divulgazione. L’analisi, la ricostruzione degli eventi e la scrittura della storia non possono fare a meno di riferirsi a categorie collettive, di volta in volta evocando i conflitti che le oppongono, le loro azioni, le presunte responsabilità, i meriti o i demeriti. L’approccio di Pinte di storia intende far riflettere sulle differenze tra diversi tipi di comunità nei diversi contesti storici. Nei fatti, noi non costruiamo identità ma le “mettiamo in dubbio” tramite il racconto di storie locali e/o “areali”, allo scopo di dare più consapevolezza alla comunità cui ci si rivolge non solo della propria storia e/o del proprio territorio, ma anche delle basi su cui si fondano le loro identità lasciando poi loro la volontà di interrogarsi e riconoscersi.
Un luogo include memorie, spesso collettive, azioni e relazioni, valori e fatti numerosi e complessi che a volte sono più vicini alla gente che non alla geografia, ai sentimenti che non all’estensione territoriale. “Disegnare” o rappresentare un territorio è un atto strettamente culturale, uno strumento con cui gli abitanti di un determinato luogo hanno la possibilità di rappresentare il patrimonio, il paesaggio, i saperi in cui si riconoscono e che desiderano trasmettere. Mappare evidenzia il modo con cui la comunità locale vede, percepisce, attribuisce valore al proprio territorio, alle sue memorie, alle sue trasformazioni, alla sua realtà attuale e a come vorrebbe che fosse in futuro. Viene in tal modo esplicitato un concetto “nuovo” di territorio, che non è solo il luogo in cui si vive e si lavora, ma che pure conserva la storia degli uomini che lo hanno abitato e trasformato in passato, i segni che lo hanno caratterizzato. Vi è la consapevolezza che il territorio, qualunque esso sia, contenga un patrimonio diffuso, ricco di dettagli e soprattutto di una fittissima rete di rapporti e interrelazioni tra i tanti elementi che lo contraddistinguono. Creare una mappa territoriale significa avviare un percorso finalizzato ad ottenere un “archivio” permanente, e sempre aggiornabile, delle persone e dei luoghi di un territorio.
Le politiche culturali tradizionali vivono di attività settoriali, quali per esempio biblioteche, musei, teatri, così come del sostegno a particolari forme di espressione artistica. Il cultural planning potenzia questo approccio con azioni che prendono a riferimento anche le caratteristiche culturali del territorio e lo sviluppo socio-economico locale. Include quindi tutte le risorse culturali disponibili abbracciando pertanto un complesso di interventi realizzati da operatori pubblici in collaborazione con soggetti privati, intesi a favorire la vita culturale del territorio, perseguendo, al contempo, obiettivi di natura sociale ed economica.