Non pensereste mai che a Roma possa esserci un museo dedicato agli Etruschi ed alle popolazioni pre-romane. Neppure noi lo credevamo, pensavamo di poterli trovare nell’Umbria o in Toscana. Per fortuna, però, il Museo in questione ha radicalmente rinnovato il suo linguaggio social e questo ci ha permesso di scoprire la sua esistenza. Nei mesi passati, dato che i musei erano ancora chiusi come gran parte del Paese, abbiamo seguito molte sue ospitate su canali Twitch e YouTube ed i suoi profili social ufficiali. Quando a maggio finalmente ci sono state le riaperture, vi abbiamo chiesto in un sondaggio quale museo dovessimo visitare prima, quello Capitolino o quello Etrusco. La battaglia è stata dura, ma alla fine lo stesso Museo Etrusco ci ha risposto invitandoci a visitarlo. Sarebbe stato scortese rifiutare, nevvero? E una volta giunti all’ingresso, dobbiamo ammettere che le nostre aspettative erano altissime!
Anche l'occhio vuole la sua parte

Si tende a pensare che quel che conta in un museo sia la qualità e bellezza dei suoi reperti, non la cornice. Sbagliato, un ambiente confortevole e piacevole contribuisce di molto ad aumentare il senso di benessere del visitatore, invogliato a restare anche solo per godere della bellezza del posto in cui si trova. Villa Giulia è una magnifica villa rinascimentale, elegante e con un bel giardino dotato di Ninfeo (purtroppo ancora non del tutto accessibile causa misure anti-contagio) che ci ha fatto apprezzare ancor di più il bel sole di maggio. Passeggiarci è stato un gustoso aperitivo al piatto forte che era il museo stesso, anche se in realtà ci abbiamo passeggiato perché non trovavamo l’ingresso del Museo (ci vorrebbe un’indicazione più grande e facilmente visibile), ma davvero è stato un perdersi provvidenziale.
Gli Etruschi, finalmente!

Quando finalmente entriamo nel museo, veniamo accolti da un assoluto silenzio, di quelli piacevoli che ti rilassano e ti predispongono a godere al meglio le cose. Il principale punto di attrazione turistica è naturalmente il Sarcofago degli Sposi, ma noi ci prendiamo il tempo di ammirare tutte le vetrine e le esposizioni. C’è davvero tanto da vedere: corredi funerari, ori, oggetti d’uso comune… C’è tanto, c’è troppo! Dopo quasi due ore, l’infinita serie di vasi e piatti ci ha completamente stordito, il che è un vero peccato: su molti di essi sono raffigurate storie e miti che sarebbe stato bellissimo poter scoprire. Inoltre ci sono pezzi davvero unici, come il vaso di fattura greca che mostra gli Etruschi come esseri metà uomini e metà delfini, un riferimento al loro essere eccellenti navigatori. Tante storie che andrebbero raccontate e che purtroppo rimangono sepolte.
Due parole vanno spese sui supporti espositivi. Quelli del primo piano sono sostanzialmente ben fatti, scritti in modo chiaro e leggibile senza appesantire, anche se ci vorrebbero molte più immagini: l’archeologia richiede uno sforzo immaginativo e delle belle ricostruzioni visive delle antiche città etrusche sarebbero un potente mezzo di trasmissione delle conoscenze. Anche qualche plastico non sarebbe una cattiva idea, soprattutto nella parte dedicata ai templi etruschi dove ne sono esposti pezzi interi. Andrebbe anche a continuare una tradizione del Museo: hanno ricostruito delle tombe e nei tempi passati anche un tempio. Molto più bello così, no?
Non solo Etruschi

Il secondo piano del Museo riserva delle sorprese. Anzitutto, c’è un’intera sala dedicata alla scoperta della scrittura degli etruschi e di altri aspetti della loro società, soprattutto la religione. Abbiamo potuto ammirare le Lamine di Pyrgi, un documento bilingue in fenicio ed etrusco che ha consentito una prima, chiara comprensione della loro lingua. La sala ci ha davvero entusiasmato, un bel laboratorio dedicato a imparare a scrivere in etrusco lo avremmo fatto ben volentieri: pensate con quale eleganza potreste rompere il ghiaccio presentandovi in etrusco!
Abbiamo poi avuto modo di ammirare altri reperti meravigliosi, scoprendo al contempo la storia delle collezioni del Museo. Andando più avanti, ci si imbatte nelle sale dedicate ad altre popolazioni italiche. C’è però da dire che qui i pannelli espositivi vanno completamente rivisti: sono un muro di testo oppressivo e con troppo poche immagini, oltre ad essere troppo piccoli o scarsamente illuminati. Questo ci ha fatto decidere di attraversare quelle sale dedicando solo qualche sguardo alle vetrine, il che è un gran peccato.
Concludendo
Cosa possiamo dire per concludere? Che probabilmente abbiamo visto un museo ancora in piena riforma. L’uso dei social del Museo gli sta facendo guadagnare visibilità, ma è anche un dato che ci fa capire come la questione della comunicazione e della fruibilità dei reperti stia a cuore a chi ci lavora. Cambiare il modello espositivo di un museo richiede tempo, ma sta avvenendo: non è un caso che ci sia un tale dislivello qualitativo tra il pianterreno e il primo piano nell’ambito dei pannelli espositivi. Tempo al tempo. Suggeriamo l’ideazione di percorsi tematici, in modo che il visitatore non anneghi tra mille reperti che possono sembrare tutti uguali: meno reperti ma all’interno di un percorso chiaro e con molte immagini ricostruttive, permetterebbero una maggiore fruizione e godibilità. Anche la questione di possibili laboratori non la si può valutare correttamente per adesso. Infatti sappiamo che c’erano attività ludiche pre-Covid che sono state fermate, ma certamente si può fare di meglio. Ad esempio, rendere queste attività e laboratori permanenti, in modo che anche il visitatore occasionale possa usufruirne, rendendo la sua visita molto più interessante e divertente. Forse non si ricorderà di molti dei reperti, ma - facendo ancora l’esempio della scrittura - se dedica del tempo a imparare a scrivere in etrusco, state sicuri che delle Lamine Pyrgi si ricorderà a vita. In fondo il museo deve essere un posto dove chiunque possa andare per piacere, ed un museo che offre tante esperienze invoglia molto di più a tornarci.
Abbiamo però riscontrato la totale assenza di interattività. A parte le audioguide - sconsigliate in quanto non aggiungono nulla alla visita, visto che ripetono quello che c’è scritto sui pannelli espositivi - non esistono supporti digitali in tutto il museo. Ma siamo sicuri che si rimedierà presto, dato che lo stesso Museo ha sviluppato l’app “APPasseggio con gli Etruschi” (buona idea, ma da sviluppare meglio) e soprattutto un videogame simile ad Europa Universalis chiamato “Mi Rasna”. Ne parleremo a parte, quindi niente spoiler per adesso. In definitiva, il voto per Villa Giulia è un 3 su 5, ma solo perché ha enormi potenzialità che ancora non sono sfruttate pienamente. Siamo sicuri che presto potremo dargli un 5 su 5!
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