"Fata verde" è il suggestivo soprannome dato all'assenzio dai bon viveur della Belle Époque, e di assenzio ci apprestavamo a parlare ieri con gli amici riuniti alla Cittadella delle Arti di Modugno, quando siamo tutti stati testimoni di un inesplicabile prodigio. Una "fata verde" è davvero apparsa, e ha fugacemente attraversato il locale, l'abbiamo vista tutti ma nessuno ha avuto la prontezza di fotografarla!
"Autentica musa o passatempo per debosciati?"

Dopo questo imprevedibile avvio abbiamo subito cercato di capire se qualche potere magico, o più scientificamente allucinogeno, sia effettivamente tra le proprietà della bevanda aromatica.
La risposta scaturita dalla sua storia, dai dati botanici e liquoristici è stata incontrovertibile: la plurisecolare nomea dell'assenzio è una fake news, frutto di successivi e mai corretti fraintendimenti e manipolazioni dei generi più diversi.
Artemisia Absinthium (la pianta che dà il nome al liquore) e il suo principio attivo, il tujone, non hanno proprio nulla di particolare.
Pittori, poeti e letterati

Eppure da quando a metà ottocento il consumo dell'assenzio si diffuse in Francia non c'è stata categoria di artisti che, nel bene e nel male, non si sia confrontata con l'opalescente bevanda.
Degas, Manet, Van Gogh, Toulouse-Lautrec tra i pittori, e i poeti, da Rimbaud, a Verlaine, a Baudelaire furono cultori dell’“ora verde” parigina, una sorta di happy hour ante litteram, che dalle cinque alle sette del pomeriggio trasformava i locali della Ville Lumière in una sorta di vivace agorà della cultura del tempo.
La “fata verde”, cioè l’assenzio, dava un contributo alla socializzazione e alla leggerezza, salvo poi lasciare le sue tracce nel fisico e nella mente dei consumatori più accaniti che finivano per soffrire dell'eccesso di alcol assunto piuttosto che per improbabili stimoli creativi dell'artemisia...
Tutto finì bruscamente con il nuovo secolo. Ai primi del '900 prevalse una vera e propria demonizzazione dell'assenzio, con tanto di falsi studi scientifici che ne provavano la tossicità. I benpensanti ebbero facile gioco nell'attribuirgli ogni genere di responsabilità fino a che tra il 1908 e il 1915 l'assenzio non venne proibito in gran parte d'Europa.
Mi raccomando, l'assenzio non si butta giù! Si gusta con tutta calma.

Passano due guerre mondiali e tutto il XX secolo prima che in Europa si riscopra l'assenzio. Ma come per molti fenomeni del nostro tempo è purtroppo il marketing a prevalere quando negli anni '90 riprende quota il consumo di assenzio, e quale miglior strumento pubblicitario di una fama allucinogena e maledetta? Esplode la produzione di alcolici che dell'assenzio hanno solo il nome: essenze chimiche e clorofilla a colorarle; autentiche porcherie per palati ineducati.
Noi di Pinte di Storia non potevamo quindi che rendere giustizia alla vera "fata verde" e lo abbiamo fatto degustando insieme il miglior assenzio sul mercato, preparato con le ricette originali e attrezzature d'epoca e servito come ai buoni vecchi tempi (bicchiere da assenzio, cucchiaino forato, zolletta di zucchero e fontana per l'acqua gelata).
Studiare e conoscere la storia serve, anche a questo.
Con questo History Monday si è concluso piacevolmente il ciclo di incontri live a Modugno (BA) per questa stagione. Presto vi faremo conoscere le nuove date e i nuovi argomenti dei futuri live.
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